Psicologia individuale (da Openspeleo, di Marco Corvi)

Mito e simbolo
La grotta compendia in se` elementi psicologici importanti. La grotta, buco nella madre terra, e` l’archetipo dell’utero materno. Essa e` presente nei miti di origine, di rinascita e di iniziazione di molti popoli. E` considerata come luogo dove viene conservata l’energia utile per le pratiche magiche. La grotta e` simbolo dell’inconscio, dei suoi pericoli ed imprevisti. Il viaggio in grotta e` una esplorazione dell’Io interiore. Nella sua attivita` lo speleologo non e` passivo, ma e` protagonista, si muove, attraversa un viaggio iniziatico. La grotta e` come il labirinto, il cui attraversamento e` una prova che potrebbe risultare fatale per chi non e` preparato. I labirinti rivelano una dimensione di angoscia (perdersi, restare intrappolati) e di paura primaria. La discesa e risalita dello speleologo e` simile a quella dei miti di discesa agli inferi per ottenere una liberazione, o una conoscenza. In ogni caso rappresenta una metamorfosi, un mezzo di cambiamento. Questo e` forse il simbolo che si avvicina alle motivazioni della pratica della speleologia spinta dalla curiosità.


Elementi psicologici
Gli sport e le attivita` estreme sono quelli in cui l’individuo si spinge ai limiti delle proprie possibilita` psicofisiche. Attraverso la ricerca dei propri limiti esso indaga se stesso, ed impara a riconoscersi e a ridare valore alla propria esistenza. Sono caratterizzati da tre elementi psicologici: vertigine, sfida, e sopravvivenza. La vertigine e` la distruzione della stabilita` della percezione. E` un atteggiamento ludico in cui ci si abbandona alle forze dell’ambiente. La sfida (agon) e` competizione con l’altro, con qualcosa, o con se stessi. Negli sport estremi e` una ricerca dei limiti delle proprie capacita`. Richiede serieta` ed impegno, una dedizione quasi ascetica. La sopravvivenza e` una lotta con la natura nella quale vengono coinvolte solo le risorse personali (o della squadra). Un rapporto uomo-mondo ridotto all’essenziale, in cui tutto cio` che avviene attraverso il corpo viene valorizzato. Nella speleologia ci sono tutti e tre questi elementi psicologici. Il loro peso pero` dipende dall’approccio personale alla attivita` speleologica. La componente ludica e` dovuta al trovarsi in un ambiente alieno per le nostre capacita` sensoriali. La competizione e` rivolta verso se stessi e porta alla scoperta di capacita` insospettate. Infine durante una uscita speleologica si e` isolati dal mondo esterno e si puo` contare solo sulle proprie risorse. E` il motivo per cui le esperienze di esplorazione risultano cosi` particolari sul piano emotivo. La peculiarita` della speleologia e` poi che essa ha un territorio sconosciuto ed inesplorato, in cui il rischio dell’imprevisto e` accompagnato dall’inatteso (incertezza).


Motivazioni
Una delle domande piu` frequenti che uno speleologo si sente rivolgere e` “perche` vai in grotta?”. Quali sono i motivi che l’hanno spinto, e lo spingono a praticare la speleologia?

Pseudo-speleologi
Il numero degli “speleologi” e` stimato circa 15-20% delle persone che si definiscono tali. Su 3000 persone che partecipano ai raduni speleo, si ritiene che solo uno o duecento sono speleologi. Gli altri sono “grottisti”, o semplicemente “simpatizzanti”. Eppure sono molto importanti. Senza di loro i gruppi speleologici non esisterebbero. Mancherebbe quella organizzazione che permette agli speleologi di comunicare con altri speleologi lontani, di trovarsi e di pianificare attivita` assieme. In effetti ci sono tanti diversi modi di praticare la speleologia. Un vecchio articolo ne elenca sei.

  • La caccia alla grotta piu` profonda. Usare un numero come misura della importanza delle cose.
  • L’esplorazione come conquista e possesso. Voler fare una “prima” solo per poter dire di averlo fatto.
  • L’illusione della scienza. La speleologia, come viene praticata, non serve a niente, e percio` non ha niente a che fare con la scienza o almeno con cio` che e` oggi la scienza.
  • Lo speleologo che prepara i materiali per lo scienziato. Sacrifica le proprie ore sotterranee per la raccolta di dati, misure e reperti nell’illusione di partecipare alla “Scienza”, rischiando di cadere nel patetico.
  • Chi va in grotta per i fatti suoi. Almeno e` una persona normale che trova nell’esplorazione delle grotta cose che suscitano il suo interesse, riflessioni e sentimenti.
  • La speleologia come dovrebbe essere. Lo speleologo che comunica agli altri cio` che trova nelle grotte, cosi` contribuendo alla cultura in generale (compreso l’aspetto scientifico che pero` non e` il solo).

E` certamente un elenco incompleto, forse accettabile nel 1969, ma probabilmente inadatto al mondo d’oggi, poiche` la nostra societa` e` evoluta in questi decenni, e diventata piu` complessa. E probabilmente questa lista non considera la moltitudine di persone che girano attorno alla speleologia, che con le grotte hanno un rapporto occasionale, o solo di riflesso, che forse non sono speleologhi:

  • quelli che frequentano l’ambiente speleo per riempire un vuoto (ma potrebbero farlo, e prima o poi lo fanno, in tanti altri modi);
  • quelli che cercano un ruolo, una posizione all’interno del gruppo;
  • quelli che cercano un gruppo.

Sono quelli che in grotta quando ci vanno, sembra lo facciano quasi “controvoglia”, e poi pensano sempre a quando devono uscire. Sono quelli che fanno riunioni interminabili. Sono quelli che vengono in grotta solo per l’uscita che “si passa”. Quelli che compaiono solo ai corsi, come aiuto-istruttori. Sono anche quelli che scrivono relazioni ed articoli senza interesse perche` manca in loro l’interesse per la speleologia. Quelli che si inventano ricerche “scientifiche”. Dal punto di vista psicologico questi modi di andare in grotta rientrano in quattro categorie:

  • come attivita` sportiva. In genere caratterizza chi e` agli inizi e presta solo attenzione alla performance. Denota immaturita` e insicurezza.
  • come competizione. E` un confronto con gli altri (speleologi o gruppi). E` caratterizzata da aggressivita`. A volte e` indirizzata verso risultati positivi sul piano esplorativo. Altre, mancando questi, sfocia in un comportamento distruttivo (articoli critici, denigratori, azioni di boicottaggio, …). Psicologicamente e` una risposta ad un inconscio e insoddisfatto bisogno d’amore.
  • come compensazione. L’attivita` speleologia e` strumento di riscatto da una situazione da una situazione di sofferenza psicologica, sociale o fisica. Un modo per compensare le frustrazioni quotidiane, per riacquistare autofiducia.
  • come riempitivo. E` tipico di una attivita` occasionale e superficiale. Serve a colmare un tempo vuoto personale. E` caratterizzata da attivita` ripetitiva, turistica.

Speleologi esploratori
Una analisi psicologica su dieci soggetti, speleologi con parecchi anni di esperienza e attivamente impegnati esplorativamente, evidenzia

  • l’interesse per la speleologia era precedente all’incontro con le grotte;
  • l’attivita` speleologica e` stata coinvolgente da subito;
  • la speleologia e` una delle occupazioni principali del tempo libero;
  • e` sottolineato l’aspetto emotivo (sia fisico che mentale) delle uscite;
  • l’orientamento intellettuale e` piu` teorico che pratico;
  • ambizione a farsi valere;
  • anticonformismo, e adattamento sociale limitato; scarsa aderenza alla realta`;
  • capacita` immaginativa e creativita`;
  • insicurezza e problemi di identificazione e contatto affettivo, probabilmente collegati a rapporti conflittuali coi genitori;
  • ostinazione e spirito oppositivo.

Il campione e` troppo ridotto per essere statisticamente significativo. Inoltre non rappresenta adeguatamente la popolazione speleologica, poiche` non tiene conto di tante altre tipologie di individui che ruotano attorno al mondo della speleologia, che forse non chiameresti “speleologi”, ma che, a loro modo magari si sentono tali. Comunque, per gli speleologi “esploratori”, l’ipotesi generale che ne deriva e` che la passione per la speleologia sia una conseguenza delle difficolta` di identificazione e adattamento socio-affettivo, e della ambizione e spirito combattivo. Poi ognuno ha le sue peculiarita` e la sua risposta alla domanda “perche` vai in grotta ?”. Ognuno puo` cercare di capire la propria risposta, ascoltando cio` che sente, che spesso non e` cio` che pensa, ma cio` che comunica. E il proprio sentire non viene comunicato solo con le parole, ma anche con azioni e gesti (agito), anzi questo e` il modo piu` frequente per gli speleologi.


Percezioni
Quando si va in grotta si provano emozioni, sensazioni e stati mentali particolari, e specifici alla attivita` speleologica. Il processo percettivo e` fatto di tre fasi: ricezione dello stimolo, discriminazione da altri stimoli, e interpretazione. I nostri canali percettivi sono la vista, l’udito, l’olfatto/gusto, e la cenestesia (sensazioni corporee). Attraverso gli stimoli che ci arrivano da questi canali costruiamo la nostra (personale) rappresentazione della realta`. La percezione, trasformazione di uno stimolo fisico in informazione psicologica, e` differente nell’ambiente ipogeo. In grotta regna l’oscurita` assoluta. Manca il ciclo circadiano, cui sono legate molte funzioni regolatrici dell’attivita` del nostro corpo (ippotalamo, ghiandola pineale, produzione di certi ormoni). Lo spazio e` diverso in grotta; l’ambiente puo` essere ristretto enfatizzando il canale cenestesico, o tanto vasto che i suoi confini spariscono nel buio. I colori e gli odori sono “limitati”; dopo una prolungata permanenza in grotta (per esempio un campo interno), all’uscita una della cosa che piu` colpiscono e` la varieta` di colori e di odori. Anche la gamma dei rumori e` limitata: silenzio assoluto, stillicidio, scroscio d’acqua, frastuono di cascata. Ogni suono e` come amplificato per l’udito. La nostra mente si costruisce uno spazio-tempo in cui colloca le esperienze. In grotta la modificazione degli stimoli, la fatica, l’attenzione al rischio portano ogni individuo a costruire uno spazio-tempo percettivo personale sulla base di quello cui e` abituato. Sovente due speleologi ricordano lo stesso tratto di grotta in modi differenti perche` lo hanno visto in condizioni psicofisiche diverse. L’alterazione delle percezioni puo` arrivare a produrre allucinazioni uditive (voci, suoni) e/o visive. Il grotta viene meno il ciclo circadiano, e la percezione dello scorrere del tempo e` diversa. In caso di permanenze molto lunghe cambiano i ritmi di riposo veglia che si allungano. L’alimentazione in grotta diviene assimilazione di cibo, senza caratterizzazioni culturali (colazione, pranzo, cena). I sogni sono piu` brevi, ma piu` veloci. Queste condizioni psicologche generano inquietudine ed ansia (stress). Per superarle abbiamo diversi modi,

  • pensare al momento in cui usciremo (fuga noetica). E` caratteristiche di quelli che in grotta hanno un elastico che li tira verso l’esterno.
  • fare in fretta, per ridurre il tempo di esposizione allo stress. E` tipico della speleologia sportiva e competitiva. E` un atteggiamento molto comune.
  • attraverso la risposta fisiologica del nostro organismo (produzione di endorfine).

Oppure possiamo imaparare a conoscere l’ambiente ipogeo, accettando le regole che governano quei mondi senza sole. Abituarsi ed accettare il nuovo modo di percepire le sensazioni. Essere in equilibrio ed armonia col la grotta. In seguito a lunghe permanenze in grotta (decine e decine di ore in solitaria) lo stato di coscienza (consapevolezza della propria esistenza, e identita` rispetto al mondo esterno) viene alterato. In genere il nostro organismo adatta il proprio funzionamento alle condizioni ambientali. Quando queste diventano critiche, l’adattamente raggiunge la soglia della “alterazione”. Sul piano psichico l’individualita`, separazione tra Io e Mondo, viene meno e coscienza ed agito sono la stessa cosa.

Articolo originale: Marco Corvi – Thu Sep 16 15:41:55 2004